IO, TRAPIANTATO A 20 ANNI, OGGI BIOLOGO IN BANCA DEGLI OCCHI
LA STORIA DI MARCO LUPORINI, DIRIGENTE BIOLOGO ALLA BANCA DEGLI OCCHI DI LUCCA E TRAPIANTATO DI CORNEA
“Avevo il classico cheratocono scoperto all’età di 13 anni e portato avanti il più possibile. A 20 anni un idrope corneale, complicazione della patologia, mi ha costretto al trapianto. Ero al secondo anno di Biologia…”. All’epoca il dott. Marco Luporini non immaginava che il suo percorso l’avrebbe portato, di lì a pochi anni, ad operare proprio in una banca degli occhi, sui tessuti che permettono ai pazienti di tornare a vedere. Persone come lui. “Oggi, quando assegno un tessuto, mi immedesimo sempre nel paziente. Conosco bene l’impatto che il nostro lavoro ha sulla vita delle persone”.
"STUDIAVO BIOLOGIA. POI IL TRAPIANTO". Il dottor Marco Luporini è Dirigente Biologo presso il Centro Conservazione Cornee Piero Perelli di Lucca. “Dopo il diploma scientifico tecnologico volevo studiare biologia. Mi sono trapiantato all’età di 20 anni, e poi mi sono specializzato in Patologia clinica. Poi è arrivato il momento di fare il tirocinio – racconta il dottor Luporini – sono stati i miei genitori a dirmi: perché non vai a capire che cosa fanno i biologi in una banca degli occhi?”. In fondo proprio quei “colleghi” avevano permesso a lui stesso di recuperare la vista. “All’inizio non ci avevo pensato, poi mi sono affacciato a questo mondo. Avevo ricevuto il trapianto nel 2006, e nel 2013 da Pisa sono arrivato a Lucca. All’inizio fu strano, arrivare in banca degli occhi fu come entrare in un mondo nascosto di cui nessuno, nel percorso universitario, ci aveva mai parlato. La donazione di cornee rimane spesso sotto traccia”.
IL GRANDE IMPATTO DEL BIOLOGO NEL LAVORO IN BANCA DEGLI OCCHI. Quest’ambito invece ha lentamente conquistato il dottor Luporini. “Il mio primo impatto fu di stupore, io avevo studiato in un ambito più legato alla genetica e alla ricerca, mi sono ritrovato in un ambiente più applicativo. Ma pian piano mi sono reso conto dell’importanza che questo lavoro ha, di come il nostro compito di biologi abbia un grande impatto e permetta a qualcun altro di trarre direttamente beneficio”.
Un ambito che negli ultimi anni è stato investito anche da un grande sviluppo innovativo e tecnologico: “Il progresso delle tecniche di trapianto ha migliorato enormemente l’impatto del trapianto. All’epoca del mio trapianto, tecniche come la DALK che si utilizza per il cheratocono erano agli albori. Dal 2006 ad oggi le cose sono molto cambiate”.
"QUANDO DEVO ASSEGNARE UN TESSUTO, MI IMMEDESIMO". Resta l’impegno nei laboratori, per analizzare e assegnare i tessuti al trapianto: “Quando devo assegnare un tessuto, mi immedesimo in chi dovrà riceverlo e nell’impatto che questo avrà nella sua vita”.