Moltiplicare cellule endoteliali in vitro per correggere la distrofia di Fuchs
Il progetto è solo agli inizi e ha l’obiettivo di sviluppare un metodo di cura alternativo al trapianto. Un finanziamento di 10.000 euro dalla Camera di Commercio di Venezia Rovigo Delta Lagunare contribuirà allo studio.
IL FINANZIAMENTO DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI VENEZIA ROVIGO DELTA LAGUNARE
Anche in un anno complicato come questo 2020 la ricerca non si è fermata e proprio in questi mesi è partito un progetto che potrebbe dare un forte contributo alla cura di una delle patologie che più spesso portano al trapianto di cornea: la distrofia di Fuchs. Proprio su questa patologia stanno lavorando i ricercatori di Fondazione Banca degli Occhi del Veneto Onlus, in un percorso che grazie anche ad un contributo di 10.000 euro della Camera di Commercio di Venezia Rovigo Delta Lagunare che finanzierà il parte lo studio, potrebbe portare ad un nuovo approccio terapeutico che sfrutta le cellule endoteliali del paziente affetto da distrofia.
IL PROGETTO
La distrofia di Fuch’s (FECD) è una patologia della cornea che interesse principalmente gli strati più interni, quali la membrana di Descemet e l’endotelio. La membrana di Descemet costituisce il supporto su cui sono ancorate queste cellule che formano uno strato che funge da barriera selettiva al mantenimento e all’idratazione della cornea stessa. Tale distrofia rappresenta una delle principali disfunzioni della cornea e comporta un’alterazione della morfologia delle cellule e una riduzione del numero, traducendosi in una graduale perdita della vista e altre complicanze visive. Come riportato in letteratura, le cellule endoteliali corneali (HCEnCs) sembrano mantenere una modesta capacità mitotica, cioè di rigenerazione del tessuto, nonostante il loro numero diminuisca gradualmente con l’età del soggetto. Sfruttando questa capacità delle cellule, sarebbe possibile ricostruire un tessuto funzionante che permette ai pazienti di riacquisire la capacità visiva.
L’ambizioso obiettivo del progetto consiste nella ricostruzione e sostituzione della porzione posteriore della cornea popolata da cellule endoteliali malate non funzionanti con un tessuto popolato da cellule autologhe funzionanti, cioè provenienti dal paziente stesso. Una porzione di tessuto malato appartenente al paziente stesso potrebbe essere sufficiente per rigenerare un intero endotelio e preparare quindi una membrana endoteliale per chirurgie tipo DMEK da restituire al paziente al posto di quella malata. L’innesto di cellule autologhe azzera inoltre il rischio di rigetto che resta sempre e comunque un effetto collaterale del trapianto di cornea.
La coltura di cellule endoteliali corneali, opportunamente cresciute su una matrice biocompatibile, permetterebbe pertanto di ottenere membrane endoteliali del tutto simili a quelle ottenute da cornea di donatore per il trapianto di tipo DMEK. In un recente articolo, è stato calcolato che nel 2012 sono stati effettuati 185.000 interventi di trapianto di cornee in 116 paesi, ma che le richieste di tali interventi sono circa 12,7 milioni. Con questo nuovo approccio terapeutico, ossia la rigenerazione dell’endotelio corneale a partire da cellule e non da tessuti, si potrebbe dunque colmare questo enorme gap ancora presente in molti paesi.