Uno schizzo di calce nell'occhio e Devis non vede più. Ritrova la vista con le prime staminali
Fu un gesto, la distrazione di un momento, a far scivolare quello schizzo di calce a terra.E ancor di più un'improbabile casualità a far rimbalzare parte di quella calce su su, fino a infilarsi tra lo zigomo e gli occhiali di un giovane operaio in movimento, uno tra i tanti al lavoro nella costruzione di uno dei capannoni che a decine ricoprono la provincia di Treviso. Un attimo e Devis Casadei, a 32 anni, non poteva più vedere.
Quando perdi la vista a poco a poco, avverti il tempo che passa, la rabbia contro la malattia, l'affievolirsi lento della luce. Ma almeno, quando tutto diventa sfuocato e buio, l'hai già capito. Se il buio ti sorprende un giorno come tanti al lavoro, non sei preparato. «La malta in quel modo entrò dritta negli occhi, un caso su mille - racconta Devis, dopo quattro anni - cercai di pulirmi subito, lì in cantiere, ma in un occhio ce n'era troppa e bruciava. Andai al pronto soccorso e rimasi bendato otto giorni, e per quindici restai ricoverato». Fu quello, ricorda Devis, il momento peggiore: «Improvvisamente, dalla sera alla mattina, avevo perso la mia autonomia, con la sensazione di sentirmi perso se non avevo qualcuno vicino, di non avere equilibrio. Per fortuna lì c'era la mia ragazza. L'unica cosa positiva è che, con i trattamenti avuti in seguito nella camera iperbarica, ho smesso di fumare. Per molto tempo sono rimasto a casa dal lavoro».
Niente staminali intatte, niente trapianto di cornea, nessuna possibilità di riacquistare la vista. Eppure qualche anno prima la ricerca...
La calce è la "bestia nera" degli occhi, operai e muratori che ci lavorano ogni giorno sono i primi a subirne i rischi. Le sue ustioni sono le più difficili, vanno in profondità oltre lo strato di epitelio corneale e oltre il limbus, quella parte protetta dove risiedono le cellule staminali che permettono di rigenerare la cornea e di vedere (scopri cosa sono). Niente staminali intatte, niente trapianto di cornea. Niente trapianto, nessuna possibilità di riacquistare la vista.
Eppure, solo un paio d'anni prima, era stato effettuato il primo innesto di staminali epiteliali. «Quando è arrivata la proposta, ho detto "ci sto" - ricorda Devis - sapevo che era un tentativo, ma mi sono fidato del dottor Claudio Gorla dell'ospedale Ca' Foncello di Treviso. Fare il trapianto sarebbe stato inutile, non c'era altra speranza che le staminali. E l'intervento non è stato neppure troppo complicato».
Eseguito l'innesto, le cose pian piano hanno cominciato a funzionare. «La mia vista ha cominciato a migliorare, e lì mi sono fatto coraggio. Ho seguito alla lettera le indicazioni dei medici - spiega Devis - dopo il trapianto di cellule bisogna stare attenti al sole, alla polvere, al fumo o all'uso dei profumi. Poi c'è stato il trapianto, e la fase dei colliri, che non finiva più...». Da quello schizzo di calce rimbalzato da terra, Devis è entrato in sala operatoria sei volte. Ma ora ci vede.
«Vedo 9 decimi con le lenti. Fino a pochi anni fa non sarebbe stato possibile. Oggi - conclude Devis - posso ritenermi fortunato».