IL MIO DONO, UNA “RETE DI VITA”
"L'UNICO CUORE CHE NON HO PRESO IN MANO E' QUELLO DELLO SCONOSCIUTO CHE MI HA SALVATO LA VITA"
di Francesco Calabrò
Chirurgo toracico, già Coordinatore del Centro Regionale Trapianti del Veneto, il prof. Francesco Calabrò ha operato a Padova e Verona dal 1971 al 2013 ed è stato un pioniere dei trapianti di polmone. E’ promotore del progetto “Rete di Vita”, finanziato da Regione Veneto, a cui partecipano una quindicina tra enti, istituzioni e associazioni che si occupano di cultura di donazione.
Se dico dono…penso a donare. A donare il mio tempo, la mia attenzione, la mia confidenza ed anche a ricevere da un’altra persona la stessa cosa. Se penso ad un oggetto, a un regalo cioè, non uso la parola dono.
Dono è uno scambio di sensazioni di emozioni. Anche involontariamente ogni giorno ci doniamo qualcosa, non sempre condividiamo un sentimento piacevole o edificante, condividiamo anche la frustrazione, l’impazienza o la rabbia. Provare interesse sincero per un altro essere umano, essere curiosi, condividere le proprie esperienze, donare la propria disponibilità ad ascoltare le altre persone, è la cosa più importante e gratificante che si possa fare. Lo dico da chirurgo perché la mia professione mi ha permesso di provare le più grandi emozioni nella relazione con gli altri, i malati, i colleghi e i collaboratori. Gli aspetti tecnici le capacità professionali che permettono al chirurgo di portare a termine un intervento anche semplice sono fondamentali. Il rapporto di fiducia che si crea con il paziente è una componente altrettanto fondamentale e “donare” il tempo necessario al colloquio con il paziente non è un lusso ma una necessità per ambedue. I migliori risultati si ottengono con una collaborazione tra chirurgo e paziente: il paziente deve fidarsi ed il chirurgo deve avere la la certezza che non ci siano incomprensioni o cose non dette.
Quand'ero al liceo classico, il “Giosuè Carducci” di Merano, volevo fare l'architetto. Mi piaceva disegnare in prospettiva, mi riusciva naturale senza che nessuno me lo avesse insegnato. Osservavo le persone e immaginavo come migliorare il traffico veicolare e quello automobilistico. Prima della maturità avevo già letto integralmente un trattato di storia dell’architettura. Erano gli anni ’60, gli anni dei progressi della chirurgia cardiotoracica, rimasi affascinato e così è successo che poco prima di iscrivermi alla facoltà di medicina di Padova, decisi che avrei fatto il chirurgo toracico. Molte volte mi sono chiesto quale fosse il denominatore comune tra queste due professioni, apparentemente così diverse, ma che non hanno mai smesso di essere ugualmente attrattive per me. Il collante c'è: la tensione costante a mettere l'uomo e il suo benessere sempre al centro. L’impegno a parlare con i pazienti, importante come la pratica, lo studio, l’apprendimento delle tecniche chirurgiche di base e innovative.
Dal 1971 ho sempre fatto il chirurgo toracico, a Padova e a Verona. Alla fine degli anni ’80 ho iniziato ad andare negli Stati Uniti per partecipare all’attività del gruppo diretto dal prof. Joel Cooper che per primo a Toronto aveva eseguito con successo un trapianto di polmone nel 1983. Successivamente Cooper si era trasferito a St. Louis, alla Washington School of Medicine dove aveva sviluppato il programma di trapianto e creato un centro di riferimento dove molti chirurghi seguivano corsi di aggiornamento. I periodi trascorsi a St. Louis sono ricchi di aneddoti ed esperienze diventate un comune denominatore per professionisti di tutte le parti del mondo. Il primo trapianto di polmone fu eseguito nel Veneto il 25 maggio del 1995 a Padova: il team chirurgico era diretto dal prof. Francesco Sartori, aiutato da me e dal prof. Federico Rea che attualmente occupa la cattedra di chirurgia toracica dell’Università di Padova.
E il “Dono”? Senza organi disponibili i trapianti non si fanno e le persone dovrebbero consapevolmente scegliere di donare ancora in vita, evitando di lasciare ai parenti, in un momento drammatico, l’incombenza della scelta. Tutti gli organismi organizzativi del mondo dei trapianti sono ben consapevoli dell’importanza di una informazione chiara e corretta che consenta alle persone di scegliere in piena libertà. In tal senso è sempre stata meritoria l’attività di AIDO che tanto ha contribuito allo sviluppo della trapiantologia nazionale. Ho familiarizzato con gli aspetti organizzativi del mondo dei trapianti quando mi è stato chiesto di assumere il ruolo di coordinatore regionale dei trapianti, prima come vicario e dal 2008 come titolare. I contatti frequenti con il Centro Nazionale Trapianti e il centro interregionale mi hanno permesso di capire quanto fosse importante far conoscere alle persone il lavoro di tanti per salvare la vita dei singoli e quanto fosse importante una comunicazione unitaria e la somma degli sforzi di tutti fosse più efficace di quella delle iniziative isolate.
Nel 2013, come in un imprevedibile gioco delle parti, è capitato a me di essere sottoposto in urgenza ad un trapianto di cuore. Di cuori ne ho visti tanti, li ho massaggiati, li ho maneggiati per operare i polmoni e per collegarli al cuore durante un trapianto, ma quello dello sconosciuto che mi ha salvato la vita è l'unico che non sono riuscito a prendere in mano. Lo sento battere dentro di me e sono grato ogni giorno. Prima dell'intervento, nei momenti di lucidità ero pronto e non avevo paura. Sapevo di essere in buone mani e il chirurgo che mi avrebbe operato oltre ad essere un caro amico, era un eccellente professionista. Quante volte avevo condiviso il timore di un malato di fronte alla notizia di sottoporsi ad un intervento di trapianto? Quello che, invece, non avevo mai provato su di me era il miracolo dello scambio di vita, il momento in cui è racchiuso il significato prezioso e profondo del dono. Ed è indimenticabile l'emozione provata al risveglio, quella di sentirmi ancora vivo e di avere un futuro. Nascere è già di per sé un grande regalo che riceviamo dai nostri genitori, ma rinascere grazie al dono di un altro uomo è una esperienza che non avrei mai immaginato di vivere e che ha modificato il mio sguardo sul mondo. Ci sono momenti dell'anno in cui ci scambiamo il superfluo, all'affannosa ricerca del regalo più sofisticato e originale. Fare un "presente" dovrebbe essere un modo per ricordare la propria "presenza" all'altro e per manifestare amore, affetto, alleanza e gratitudine, al di là del valore economico dell'oggetto.
Ma “”il dono” è qualcosa di più, è il riconoscimento di un legame profondo ed è questo che sento verso il mio anonimo donatore, insieme ad un'immensa gratitudine che si estende a tutti i donatori e alla comunità di uomini e donne che, in vario modo, si dedicano all’attività dei trapianti di organi e tessuti. Quello del chirurgo non è un lavoro da solista: è come essere in un'orchestra, dove ognuno svolge un ruolo ugualmente importante, dall'equipe chirurgica, alle persone estranee al mondo medico, come coloro che trasportano gli organi.
La donazione è un atto spontaneo, anonimo e gratuito, di cui, purtroppo, non si parla abbastanza, è un tema che ci mette di fronte alla morte ma tutti potremmo avere un giorno bisogno di un organo per motivi di salute. Si tratta di argomenti delicati, che toccano, prima di tutto, la sfera emotiva e le nostre ancestrali paure. Trasformare questo timore in spinta positiva è possibile ed è proprio quello che ci proponiamo di fare appellandoci alla forza dei buoni sentimenti e sensibilizzando le persone a scegliere di diventare donatori con serenità, oltre che a prendersi cura del proprio stato di salute. Nel campo dei trapianti sono stati fatti passi da gigante e le tecniche sono sempre più evolute e all'avanguardia, ma senza donatori non si possono salvare vite. Purtroppo non tutti coloro che necessitano di un trapianto arrivano vivi al traguardo: ci sono più persone in lista d'attesa, che organi disponibili. Se il mio donatore non avesse registrato la sua volontà o se la sua famiglia non avesse accordato il consenso per il prelievo degli organi, a quest'ora non sarei qui a raccontare la mia storia.
Nel 2019 ho perso mia moglie e sono rimasto solo; ognuno dei miei figli oramai grandi ha la propria vita, i nipoti sono imprendibili ed hanno tabelle di marcia prestabilite, io ho tanto tempo per me. Ho pensato allora a come fare per restituire in qualche modo quello che ho ricevuto in urgenza, il dono di un organo e la possibilità di una nuova vita. Dopo l'operazione avevo smesso di fare il chirurgo e sentivo il bisogno di non fermarmi e di mettere a disposizione la mia esperienza, maturata nel campo dei trapianti. Due mesi dopo l'intervento avevo ripreso a fare attività fisica e a prendermi cura di me con rinnovata attenzione, ma anche con un'importante idea progettuale che, è proprio il caso di dirlo, oggi mi sta molto a cuore, “Rete di Vita”
Sono più di 8000 i pazienti ogni anno in attesa di trapianto. Molti muoiono prima di ricevere l’organo che potrebbe donare loro una nuova vita, oppure attendono 1-6 anni in uno stato di angoscia e disabilità. La causa risiede nell’ancora troppo alto tasso di opposizioni alla donazione, che nel 2021 era ancora di 28,6%, con 730 donatori mancanti.2 I motivi che conducono le persone a dire “no” sono molteplici e vanno dalla scarsa informazione, a pregiudizi di carattere culturale o timori di tipo religioso. Avvertivo l’esigenza di ampliare la modalità comunicativa inerente al mondo della donazione e dei trapianti, per permettere il più possibile al cittadino di fare luce sulle proprie perplessità e di essere accompagnato verso una scelta consapevole, con serenità. A tal scopo, diversi enti del terzo settore e istituzioni, grazie ad un finanziamento della Regione Veneto, hanno costituito una rete per agire in sinergia, con capofila AIDO (Associazione Italiana Donatori Organi Tessuti e Cellule). L’attività di AIDO, amplificata da quella della Rete, ha permesso di raccogliere più di 20.000 nuove disposizioni nel primo semestre del 2022. Questo permette di ridurre il numero dei pazienti in lista d’attesa, ma non ancora di azzerarlo. Perciò è necessario consolidare l’azione della Rete sul territorio e in questo il Rotary Club International Distretto 2060 ha un ruolo chiave: nel corso del 2023 ha promosso un service con un finanziamento dedicato.
LA RETE
La Rete è composta da AIDO Mirano (VE), AIDO Salzano (VE), AIDO Villafranca (VR), ARTI (Associazione Trapiantati Rene Verona), ANIEP (Associazione Nazionale Italiana per la promozione e i diritti delle persone disabili (VI). Collaboratori sono: ANED Onlus Veneto (Associazione nazionale emodializzati dialisi e trapianto Veneto Treviso), FBOV (Fondazione Banca degli Occhi del Veneto Mestre), FBTV (Fondazione Banca dei Tessuti di Treviso), Federsanità ANCI Veneto Padova, Rotary Club International – distretto 2060, Nordic Life scuola di nordic walking (PD), Sport in Veneto, OMCEO (Ordine dei Medici e degli Odontoiatri) Padova, OMCEO Verona, Garofalo Health Care s.p.a.
IL PROGETTO "RETE DI VITA"
Fulcro del progetto “Rete di Vita” è la produzione di contenuti multimediali in cui confluisca il messaggio di diversi attori della rete donazione-trapianto. Nel corso del 2022 sono state realizzate da professionisti qualificati circa 30 ore di contenuti video in 4k da diffondere sul web, sui social, nelle sale d’attesa degli ambulatori e in eventi aperti al pubblico. I contenuti video coinvolgono diverse figure che, a vario titolo, si impegnano a sensibilizzare sulle tematiche di donazione e trapianto, offrendo punti di vista variegati: personale sanitario, volontari, sportivi, testimonial di trapianto, studenti, insegnanti, giovani, stranieri, diversamente abili, artisti, rappresentanti di diverse religioni. I contenuti in versione integrale sono di durata variabile a episodio e pensati per rispondere ai diversi dubbi che possono sorgere al momento in cui ciascuno di noi si trova a scegliere se diventare donatore o a prendere tale decisione per un proprio caro. È in fase di redazione un montaggio di tutti i filmati in versione breve, della durata di circa 1 minuto a episodio, studiato appositamente per un progetto pilota presso le sale d’attesa di cinque ambulatori della provincia di Verona. Il materiale sarà sottotitolato nelle lingue inglese e italiana, per essere accessibile al maggior numero possibile di persone. Sono in fase di redazione locandine da diffondere in quanti più ambulatori possibili con informazioni su come accedere al sito web e fare disposizione di volontà per la donazione di organi, tessuti e cellule. Viene amplificata l’importanza di utilizzare a questo scopo la piattaforma Digital AIDO, una app che consente di esprimere la propria volontà in modalità digitale tramite Spid.
Il service ottenuto dal distretto 2060 del Rotary Club International ha consentito di programmare un incontro dedicato alle scuole per il 7 ottobre 2023. Sono state affrontate le tematiche alla base del progetto “Rete di Vita”, partendo dal presupposto che una buona comunicazione tra istituzioni e utenti possa migliorare la fiducia di chi accede al servizio sanitario e che ciò favorisca la disponibilità delle persone ad esprimere parere favorevole alla donazione degli organi e dei tessuti.