GABRIELLA E IL SUO PAOLO: “LA DONAZIONE HA TOLTO IN ME OGNI SENSO DI INGIUSTIZIA”
ARRIVA DA VICENZA LA STORIA DI GABRIELLA SALINI E PAOLO CIRIANI: "LA VITA E LA MORTE SONO DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA, E IO SONO STATA IN ENTRAMBE LA SUA COMPAGNA"
VICENZA - “Con Paolo ci siamo lasciati con una risata. D’altra parte per una risata si era innamorato di me 60 anni fa. L’ho perso nel giro di una mattina, ma la donazione e il sapere che due persone grazie a lui ora vedono è stata fonte di forza e ha tolto in me il senso dell’ingiustizia”.
Gabriella Salini, 76 anni, perito psicografologo forense, è abituata a cogliere i piccoli segnali dalla scrittura, e afferra al volo anche quello che le parole non dicono. Così negli operatori del Coordinamento Trapianti dell’Ospedale San Bortolo di Vicenza che l’hanno accompagnata nella donazione è riuscita a distinguere chiaramente “delicatezza, partecipazione, complicità” dice. “Hanno fatto di tutto per salvare mio marito. E con me sono stati meravigliosi”.
Gabriella da sessant’anni condivideva la vita con Paolo Maria Ciriani, anche lui 75enne. Entrambi milanesi, si erano trasferiti a Vicenza a 24 anni per seguire le passioni di Paolo, lo studio di commercialista e lo sport, lo sci alpinismo, l’arrampicata, il tennis e, negli ultimi vent’anni, la vela. “Abbiamo avuto un matrimonio burrascoso soprattutto negli anni giovanili, ma abbiamo vissuto una grande complicità senile – racconta Gabriella, che ha praticato e pratica ancora consulenze legali di grafologia forense anche in aiuto alle forze dell’ordine oltre consulenze aziendali, scolastiche e familiari in tutta Italia – io staccavo dal lavoro alle nove e trenta di sera per andare a casa o per raggiungere Chioggia ed imbarcarci su Artemisia la barca a vela che è stata per lui la seconda casa. Ricordo con nostalgia e gratitudine le notti ormeggiati alla Giudecca, l’emozione dei tramonti e delle albe sul mare a Venezia. Nel ritorno condividevamo la bellezza e la poesia della Laguna ”.
Una vita insieme fino al mattino del 7 marzo 2022. “Dormivamo sempre abbracciati. Quella mattina capii subito che qualcosa non andava. Appena alzato svenne. Più tardi l’ho portato in taxi all’ospedale, diceva di star bene, abbiamo riso e scherzato insieme. E poi un infermiere l’ha accompagnato in neurologia. Dopo l’intervento in urgenza, il chirurgo mi ha detto dell’emorragia cerebrale”.
Gabriella non ha avuto, a quel punto, alcun dubbio. “Paolo a 24 anni si era iscritto all’Aido” racconta, “ai medici ho detto: non siate imbarazzati, voglio che possa donare”. Paolo Ciriani era stato donatore di sangue, socio fondatore della sezione Aido di Vicenza, aveva partecipato alla diffusione della cultura di donazione con il professor Giuseppe La Greca, primario di Nefrologia all'ospedale vicentino. “Pensava di essere troppo anziano, invece ha donato le cornee a Fondazione Banca degli Occhi del Veneto, e anche il fegato e il rene”.
“Per me sapere che due persone oggi vedono grazie alle cornee di Paolo è stata una grande fonte di forza – racconta oggi Gabriella Salini – Molti mi hanno detto sii contenta, pensa che Paolo ritorna a vedere, ma è sbagliato, gli organi sono di chi li riceve, non sono più né suoi e tanto meno nostri. Sapere però che il mio dolore è appagato dal ritorno alla possibilità di vita di quattro persone è una risposta meravigliosa. Di fronte alla perdita non hai più il senso dell’ingiustizia. Ogni tanto penso che Paolo anche in questo abbia fatto quello che ha voluto. La vita e la morte sono due facce della stessa medaglia, e io sono stata in entrambe la sua compagna”.