GIUSY VERSACE: QUELLA FRASE SUL DONO HA ACCESO IN ME UNA SCINTILLA
Giusy Versace, atleta paralimpica e parlamentare, è Testimonial del Venicemarathon Charity Program, dedicato in questa edizione 2021 ad Alex Zanardi. Nella foto in alto, Giusy ed Alex insieme a Gaetano Buson, uno dei runner solidali di Fondazione Banca degli Occhi premiati nelle passate edizioni di Venicemarathon
L'ITALIA L'HA VISTA CADERE E RIALZARSI, CORRERE I 100 METRI, BALLARE IN TV. LA VITA SECONDO GIUSY VERSACE, TESTIMONIAL DEL VENICEMARATHON CHARITY PROGRAM
"IERI E' IL PASSATO, DOMANI E' IL MISTERO, OGGI E' IL DONO"
"Ieri è il passato, domani è il mistero, oggi è il dono”. Giusy Versace, perché hai scelto queste parole come tuo motto?
Mi trovavo in taxi quando lessi proprio questa frase scritta sul cruscotto: “Ieri è il passato, domani è il mistero, oggi è il dono”! Una frase che ha acceso in me una scintilla e che mi ha fatto capire che avrei dovuto vivere la vita con questa filosofia, cioè vivere ogni giorno come un grande regalo e ringraziare per tutto ciò che si ha e tutto ciò che si riesce a fare, senza guardare indietro. Il domani? …Solo Dio lo sa!
Il tuo percorso è pieno di grandi obiettivi e grandi imprese. Come si fa a ripartire, quando la vita ti ferisce?
Ho cercato di spiegarlo nel mio primo libro “Con la testa e con il cuore si va ovunque”, una sorta di diario dove mi sono raccontata e nel quale ho voluto mettere in risalto come sia riuscita a reagire ad una tragedia, senza mai trascurare il duro lavoro che ho fatto. La fede è stata un elemento fondamentale nell'accettare la disabilità. Non possiamo decidere di non soffrire, ma possiamo decidere come affrontare la sofferenza. Sapevo bene che le mie gambe non sarebbero più ricresciute, così ho imparato a guardare le mie nuove “gambette” come una nuova chance. Non è semplice convivere con un handicap, anch’io trascorro delle giornate difficili, ma cerco di non lamentarmi con gli altri. Mi piace condividere solo le cose belle che riesco a fare e non le frustrazioni. Nella mia autobiografia racconto anche di un viaggio a Lourdes che mi ha cambiato completamente il punto di vista della vita. A volte, quando capitano certe cose, ti chiedi “perché proprio a me?”. Quel giorno, guardando la statua della Madonna, mi sono invece chiesta: “Perché non a me? “.
C’è un dono che ricordi, dato o ricevuto, che per te è stato particolarmente importante?
Ci sono diverse cose a cui sono legati i miei ricordi e che hanno significato molto per me. Ma uno in particolare mi ha aperto gli occhi, prospettandomi nuovi scenari. Si tratta di un libro che mi regalarono due cari amici appena uscita dall’ospedale, “E li chiamano disabili” di Candido Cannavò, con in copertina la bellissima Simona Atzori che, anni dopo, ho avuto la fortuna e il privilegio di conoscere. Oggi è una delle mie più care amiche, con cui condivido molte esperienze e confidenze. Grazie a quel libro e a quelle storie ho compreso subito che la disabilità sta solo negli occhi di chi guarda.
Tra i tuoi tanti ruoli, sei anche testimonial del Venicemarathon Charity Program a cui anche Fondazione Banca degli Occhi partecipa. Qual è il valore di questa esperienza?
Sono molto legata a Venezia e alla Venicemarathon, un evento straordinario che vanta un palcoscenico unico al mondo, e che grazie al programma Charity coinvolge moltissime associazioni, consentendo non solo di raccogliere fondi ma anche di promuovere e far conoscere meglio le proprie iniziative. Con la mia onlus, la “Disabili No Limits”, abbiamo partecipato nel 2019, raccogliendo fondi che ci hanno aiutato a donare protesi da corsa a tecnologia avanzata e ausili sportivi non concessi dal Servizio Sanitario Nazionale a persone con disabilità fisiche appassionate di sport. Iniziative come questa promossa da Venicemarathon, dimostrano come lo sport sia uno strumento perfetto per abbattere barriere architettoniche e mentali, e aumentano il valore della propria partecipazione alle migliaia di appassionati che ogni anno si iscrivono. Molti runners corrono anche per chi non lo può fare, prestando le proprie gambe a chi non le ha. Esiste cosa più bella?