EDITORIALE. L'URGENZA DEL DONO
di Diego Ponzin, Direttore.
Ad oltre un anno dal 21 febbraio 2020, data in cui iniziò l’era Covid 19 in Italia e che ha sconvolto le vite di molti e la socialità di tutti, e ha provocato un terremoto in sanità, nel pensare alle emozioni, alle sfide, a numeri ed indicatori, vengono in mente alcune considerazioni.
La prima riguarda le donazioni di tessuti oculari per trapianto. Il 2020 ha segnato un calo di donazioni del 10%, e questo in una rete di ospedali pubblici che è stata duramente messa alla prova dall’emergenza sanitaria, e con due mesi di lock down, in cui l’organizzazione, gli spostamenti e l’umore sono stati sottoposti a tensioni fortissime. Un risultato encomiabile.
La seconda considerazione riguarda i trapianti. Il 13 marzo 2020 la Regione del Veneto metteva in atto un blocco delle prestazioni sanitarie non urgenti, per concentrare le risorse umane e organizzative sulla gestione della pandemia. Anche i trapianti di cornea, interventi nella maggior parte dei casi programmati, venivano rallentati o bloccati. Grazie al dialogo fra la nostra Fondazione, le autorità regionali e nazionali, le società scientifiche, veniva riconosciuto il concetto di urgenza del donatore, il fatto cioè che un trapianto è reso possibile dalla disponibilità di organi e tessuti in un particolare momento, e tale disponibilità non può essere procrastinata. Nel maggio 2020 i trapianti di cornea sono ripartiti, e siamo riusciti a chiudere l’anno con una diminuzione del 5% dei trapianti, anche grazie alle attività di ricerca e innovazione che ci hanno permesso di prolungare, in qualche caso, i tempi di conservazione delle cornee.
La terza e ultima considerazione riguarda il dono. Organi, tessuti e cellule per trapianto provengono da donatori deceduti e il 2020, oltre a cambiare la vita di tutti, ha segnato il fine vita di molti. Persone che, sconfitte dalla malattia, sono morte in solitudine, lontane dai propri cari, lasciando le famiglie nello sconcerto. Molti avrebbero certamente voluto donare i propri tessuti oculari. Questo mi fa pensare a quanto sia importate assistere i famigliari
anche durante una grave epidemia, perché la vita non è separabile dalla sua conclusione, e il modo di morire può dare valore e senso ad un’intera esistenza. Forse, oltre all’urgenza del donatore, dobbiamo considerare anche l’urgenza del dono: la possibilità di realizzare sempre un atto di solidarietà che dà conforto.
Ogni conclusione porta ad un grazie. Agli operatori sanitari, alle famiglie e ai donatori e anche a coloro che, pur impossibilitati a farlo, avrebbero voluto lasciare il loro contributo al mondo della donazione e del trapianto