INTERVISTA ALLA PRESIDENTE NAZIONALE AIDO FLAVIA PETRIN
«In Italia 2 milioni e 500 mila donatori. Ma c’è ancora molto da fare» L’esperienza personale della Presidente Nazionale, veneziana alla guida dell’associazione: “Vedo negli occhi dei trapiantati gioia e gratitudine”
Flavia Petrin, Presidente Nazionale dell’AIDO - Associazione Italiana per la Donazione di Organi, Tessuti e Cellule, da quasi due anni è partita da Venezia per guidare la principale associazione nazionale che si occupa di promuovere il dono a scopo di trapianto. Lo scorso 26 febbraio AIDO ha compiuto 45 anni di attività. Una vita ben più lunga della maggior parte degli enti che si occupano oggi di donazione, basti pensare che il Centro Nazionale Trapianti è poco più che maggiorenne, essendo stato istituito solo nel 1999.
L’ASSOCIAZIONE ITALIANA PER LA DONAZIONE DI ORGANI, TESSUTI E CELLULE
AIDO è un’associazione nazionale organizzata in:
• 21 Consigli Regionali
• 103 Sezioni Provinciali
• 1.100 Gruppi Comunali/Intercomunali/Rionali
• 10.000 volontari attivi
In 45 anni ha raccolto oltre 1 milione e 350 mila manifestazioni di volontà.
AIDO è da sempre in contatto diretto con la gente. A che punto è la diffusione della cultura della donazione nel territorio italiano?
Ad oggi (24 marzo 2018, ndr) le disponibilità positive a donare espresse da italiani maggiorenni hanno raggiunto quota 2 milioni 500 mila (il 90% delle manifestazioni di volontà totali). Una cifra molto alta se rapportata a qualche anno fa, eppure una cifra ancora esigua se pensiamo che siamo ancora sotto la soglia del 5 per cento degli italiani. Ricordo che per quanto riguarda le espressioni di volontà positiva, la stragrande maggioranza fa capo ad AIDO, sia in modo diretto, con oltre 1 milione e 350 mila iscritti; sia in modo indiretto, considerato che partecipiamo attivamente alla campagna “Una scelta in Comune”, che sta dando ottimi risultati: siamo ormai a poco più di un milione di manifestazioni positive. La rimanente quota di circa 150 mila è dovuta ad una raccolta molto residuale che avviene attraverso le ASL. Una scelta in Comune si fa nelle anagrafi comunali ma mi piace interpretarla come scelta per la comunità, a favore di chi si trova in stato di bisogno.
Le sezioni locali di AIDO sono impegnatissime sul fronte della raccolta delle dichiarazioni di volontà presso le anagrafi, al rinnovo della Carta di Identità. Come rispondono, giovani e adulti, a questa proposta?
Rispetto ai dati AIDO che conosco, posso dire che i giovani rispondono molto bene perché AIDO è impegnata nella promozione della cultura della donazione nelle scuole di ogni ordine e grado. Anche le persone oltre i 50 anni rispondono molto bene.
Se è vero, come ho affermato più sopra, che la raccolta di manifestazioni di volontà presso le Anagrafi sta dando risultati molto positivi, mi fa pensare che ci sia una percentuale molto alta di persone che, interpellate all’Anagrafe al momento del rilascio o del rinnovo della carta d’identità, esprimono parere negativo, oppure non si esprimono. Circa il 20% delle persone interpellate risponde. Segno inequivocabile che c’è molto da fare sul piano della sensibilizzazione culturale e civile.
Flavia Petrin, veneta e Presidente uscente della Sezione AIDO di Venezia, come sta vivendo questo mandato nazionale?
Difficile dare una risposta che renda l’idea di quello che mi sta succedendo. Sento il peso di una responsabilità enorme, difficile da immaginare finché non ci si cala nella realtà nazionale. Però da questo osservatorio speciale le soddisfazioni sono davvero tante: si conoscono e si costruiscono relazioni con persone splendide, si tocca con mano la forza della solidarietà dentro la nostra comunità. Mi fanno molto soffrire, proprio per questo, le difficoltà che si creano per incomprensioni, per scontri personali che hanno poi effetti sulla vita dell’Associazione. Sto dedicando tantissimo tempo, insieme con una squadra compatta, che mi sostiene in tutti i modi, per far riprendere il cammino dell’Associazione là dove nel tempo questo cammino si è interrotto; nelle aree del Centro-Sud dove il bisogno è più alto e dove le difficoltà sono maggiori. I dati delle donazioni in queste aree lo dimostrano. Ma proprio in queste aree comunque ci sono persone speciali che hanno tanta voglia di servire la cultura del dono.
Cosa prova quando incontra un trapiantato?
Le emozioni più forti le vivo nei momenti più intensi, quando incontro persone che hanno avuto il dono e dopo il trapianto hanno ricominciato a vivere. Vedo nei loro occhi una gioia incontenibile e un desiderio di esprimere gratitudine in ogni momento della loro nuova vita. Anche i momenti tristi mi donano emozioni profonde. Quando incontro il dolore di una speranza che si è spenta. In questo caso, provo il senso del limite umano e imparo ad accogliere anche il dolore a cui non si può porre rimedio. Queste famiglie testimoniano di aver trovato conforto nell’atto della donazione. La perdita di un caro, che però ha dato una nuova vita ad altre persone sconosciute, è un fardello doloroso che contiene una luce particolare, la luce della solidarietà e dell’amore fraterno. Da AIDO ho imparato soprattutto questo: nell’isolamento e nella solitudine c’è disperazione; nell’aiuto reciproco e nella solidarietà c’è la gioia dell’essere comunità.