TRAPIANTO UMANITARIO SU UN BIMBO SIRIANO DI 6 ANNI: SALVA LA VISTA GRAZIE AI TESSUTI INVIATI DAL VENETO A FORLI'. L'INTERVENTO ESEGUITO PRO BONO DAL PROF. MASSIMO BUSIN
Il trapianto di cornea è stato effettuato ieri grazie alla collaborazione tra Fondazione Banca degli Occhi del Veneto Onlus e l’importante chirurgo oftalmologo Massimo Busin dell’Ospedale Villa Igea di Forlì: l’intervento umanitario pro-bono necessario per salvare la vista del bimbo di 6 anni, giunto in Italia grazie alla Onlus
“Il cuore in Siria”.
3.500 km di speranza, quelli che un bambino siriano di 6 anni, insieme ai suoi genitori, ha percorso da Damasco fino a Forlì per sottoporsi ad un intervento chirurgico all’avanguardia che gli permetterà di recuperare la vista da entrambi gli occhi grazie a due tessuti oculari donati e inviati dal Veneto.
Partita dai laboratori di Fondazione Banca degli Occhi del Veneto Onlus, la prima cornea donata in Veneto ha raggiunto nella giornata di martedì la clinica di Villa Igea dove, ieri mattina, è stata trapiantata nell’occhio del piccolo paziente dal professor Massimo Busin, tra le massime autorità internazionali in materia di trapianto di cornea e coautore di numerose pubblicazioni e studi scientifici insieme a Fondazione Banca degli Occhi. Un intervento attuato con una speciale tecnica frutto degli ultimi anni di ricerca, per il quale la struttura di Villa Igea presso gli Ospedali Privati Forlì, oltre a Fondazione Banca degli Occhi, si è attivata gratuitamente per mettere a disposizione la propria professionalità, gli ambienti e le attrezzature a titolo completamente gratuito per la salute del piccolo paziente. A sostenere le spese del viaggio è stata, invece, la famiglia stessa, costretta a cercare cure adeguate al di fuori del proprio paese e giunta in Italia grazie alla mediazione della Onlus “Il cuore in Siria”, che si è attivata presso il Ministero degli Esteri.
L’intervento con l’innovativa tecnica della cheratoplastica lamellare posteriore (DSAEK) rappresenta oggi la nuova frontiera della terapia chirurgica per la cura della patologia genetica dell’endotelio corneale che ha colpito il bambino (6 anni) e che determina una progressiva opacizzazione della cornea, con conseguente forte riduzione della funzionalità visiva. “Si tratta di una patologia congenita ereditaria in cui uno strato della cornea non si forma: la cornea si opacizza già alla nascita e rimane tale – specifica il prof. Busin – l’intervento che abbiamo fatto riesce a sostituire esclusivamente lo strato della cornea che è malato, lo stesso che ho fatto già in molti altri bambini di quell’area. La patologia è frequente in Medioriente, abbiamo operato diversi bambini sia del versante di Israele sia palestinese e arabo, e i risultati sono molto buoni”.
La famiglia, originaria di Damasco e di religione cristiana, dopo aver valutato specialisti di tutto il mondo, ha scelto di rivolgersi al prof. Busin, che dopo aver analizzato il caso, si è adoperato con la Fondazione Banca degli Occhi del Veneto per ottenere i tessuti adeguati al piccolo. “Nei casi di pazienti pediatrici la selezione del tessuto per il trapianto è ancor più fondamentale, per individuare la cornea con maggiore densità cellulare e caratteristiche biologiche che permettano la durata più ampia possibile in un occhio giovane come è quello di un bambino” conferma il direttore della Banca degli Occhi Diego Ponzin, la cui collaborazione con il prof. Busin e Villa Igea è attiva da circa 20 anni.
I tessuti forniti sono stati messi a disposizione di un’equipe chirurgica che ieri a Forlì è intervenuta nell’occhio destro; dopo una breve convalescenza, il bambino sarà sottoposto tra circa 20 giorni ad intervento anche nel secondo occhio. Nell’arco di 4-5 settimane il recupero sarà completato ed il piccolo paziente insieme alla madre, impiegata, ed al padre, ingegnere rimasto senza lavoro a causa della difficile situazione in Siria, potrà fare rientro a Damasco per condurre finalmente una vita uguale a quella dei propri coetanei.
Sotto il profilo organizzativo, in questa situazione, indispensabile è stato il contributo della Onlus “Il cuore in Siria”, la cui Presidente, Claudia Ceniti, si è adoperata per mettere in contatto la famiglia con il medico e la clinica ed ha gestito i rapporti con la Farnesina, occupandosi del rilascio del visto e dell’alloggio della famiglia per il periodo di convalescenza (ospitalità che è stata garantita dalla Curia di Forlì). L’organizzazione, con sede a Milano, promuove e gestisce la raccolta di aiuti umanitari a favore del popolo siriano colpito dalla guerra civile, con un’attenzione particolare ai bambini: qualche mese fa, infatti, aveva coordinato le cure mediche per un piccolo che era stato preso in cura all’Ospedale Le Molinette di Torino per un trapianto di fegato. La difficoltà, in situazioni come queste -raccontano dall’organizzazione- consiste proprio nell’organizzare l’ingresso in Italia, e, cosa da non sottovalutare, il rientro, quando, come in questo caso, non si tratta di soggetti indicati come rifugiati politici; e considerando che le condizioni in Siria, dopo più di 6 anni di conflitti, non accennano a migliorare, come ha dichiarato l’Onu qualche giorno fa, portando alla luce nuovi crimini di guerra compiuti da più parti all’interno del Paese.