NUOVA FRONTIERA PER LA CORNEA: I TRAPIANTI CON TECNICA DMEK E DSEK
Una vera rivoluzione in pochi anni: ieri era la sostituzione dell'intera cornea con intervento a occhio aperto, oggi basta a volte una piccola incisione e l'inserimento di lenticoli così sottili da arrivare dai 120 ai soli 20 micron, tanto sottili da essere trasportati con supporti creati dai ricercatori con la stampante 3D.
OLTRE LA CHERATOPLASTICA PERFORANTE
Solo pochi anni fa il trapianto di cornea era sinonimo di "cheratoplastica perforante", un intervento cioè "a occhio aperto" in cui sostituire l'intero spessore della cornea. Oggi i dati confermano che le perforanti vengono sempre più sostituite dalle cheratoplastiche lamellari anteriori e posteriori. Ed è qui che si apre la "sfida": utilizzare la DSAEK, tecnica che prevede un tessuto spesso dai 120 agli 80 micron e che comprende stroma ed endotelio, preferire la DSEK ultrasottile (50 micron) in cui con precisione ultrachirurgica la banca degli occhi è in grado di ritagliare doppiamente il tessuto con lame microchirurgiche, oppure andare ancora oltre?
"La sfida più importante oggi si chiama DMEK. E' la tecnica attraverso cui si va a trapiantare un tessuto spesso 20 micron, ricavato dalla parte posteriore della cornea di un donatore e composto da endotelio e membrana descemet" spiega il Presidente dell'Associazione Banche degli Occhi Italiane Davide Camposampiero, che è anche Responsabile del Processo Donazione e Trapianto di Fondazione Banche degli Occhi. "Utilizzata ancora da pochi chirurghi oftalmologi, questa tecnica rappresenta la prospettiva più interessante e allo stesso tempo più discussa nel dibattito attuale sia per i chirurghi che per le banche degli occhi, alcune delle quali hanno oggi la possibilità di fornire il tessuto già "pretagliato", cioè preparato nei laboratori della banca e pronto per l'innesto sul paziente, senza passare per una difficile e rischiosa lavorazione in sala operatoria. Un risultato che permette ai pazienti che soffrono di distrofie endoteliali e cheratopatia bollosa di subire interventi molto meno invasivi, con un recupero più rapido e risultati più efficaci".
IL TRASPORTO GRAZIE ALLA STAMPANTE 3D.
"Queste nuove tecniche (sia DSEK che DMEK) prevedono il trapianto di un tessuto talmente sottile che si poteva isolare dalla cornea del donatore ma non si riusciva a maneggiare né a trasportare" spiega il Direttore di Fondazione Banca degli Occhi del Veneto Onlus, Diego Ponzin, "nei nostri laboratori di Venezia abbiamo dovuto creare un device, un contenitore apposito disegnato e generato con la stampante 3D, per far arrivare il tessuto per DSEK in sala operatoria direttamente nelle mani del chirurgo, che con un veloce ma delicatissimo passaggio può inserirlo nell'occhio del paziente per mezzo di una piccola incisione. In Veneto abbiamo cominciato a distribuire anche tessuti per DMEK dal 2013, dopo aver curato il progetto in fase sperimentale insieme al prof. Massimo Busin, chirurgo oftalmologo di rilievo internazionale della Clinica Villa Igea di Forlì. Nel 2014 abbiamo distribuito i primi 53 tessuti pretagliati di questo tipo in via sperimentale a chirurghi italiani ed europei e 680 tessuti pretagliati per DSEK, nel 2015 i tessuti per Dmek sono triplicati".