L'IMPATTO DELLA PANDEMIA SULLE BANCHE DEGLI OCCHI
IN EUROPA INTERVENTI RIMANDATI PER QUASI 4.000 PAZIENTI DURANTE LA PRIMA ONDATA. CONTINUA LO STUDIO SUL COVID 19 ATTRAVERSO L'ASSOCIAZIONE DELLE BANCHE EUROPEE CON SEDE A MESTRE
Il dato più spaventoso è quello dello scorso aprile: 68 per cento in meno di tessuti donati e la stessa percentuale di calo nei trapianti effettuati, e quasi quattromila pazienti tra marzo, aprile e maggio nel 2020 non trapiantati.
La prima ondata COVID-19 non ha risparmiato il campo della donazione e del trapianto di cornea e i dati europei lo dimostrano: “Alcune banche hanno dovuto fermarsi e interrompere del tutto l’attività per via delle restrizioni messe in atto nei rispettivi paesi, altre sono riuscite a non bloccare le donazioni, rallentando i trapianti. Fortunatamente di fronte alla crisi COVID le banche hanno fatto sistema, sostenendosi a vicenda nel reperimento di tessuti e confrontandosi su come gestire la crisi. Insieme, abbiamo capito che non bisognava fermarsi e bloccare tutto, ma trovare le soluzioni per continuare a realizzare i trapianti in sicurezza. Questo è quanto emerso dallo studio che ha riunito 64 banche degli occhi in Europa”. A spiegarlo è Gary Jones, Responsabile relazioni internazionali di Fondazione Banca degli Occhi ed Amministratore delegato dell’Associazione europea delle banche degli Occhi (EEBA) con sede in Fondazione.
Al termine della prima ondata l’associazione, su impulso del ricercatore e chirurgo oftalmologo francese prof. Gilles Thuret, ha collaborato a uno studio internazionale che ha coinvolto ben 64 diverse banche degli occhi europee. “Ogni paese ha dovuto reagire in modo diverso alla crisi COVID-19 in base al numero di contagi e alle restrizioni imposte dalle proprie istituzioni sanitarie – spiega Gary Jones - la Francia in un primo momento aveva scelto di chiudere totalmente sia le chirurgie che le banche degli occhi bloccando anche il reperimento di tessuti per trapianto. Da qui l’iniziativa del prof. Thuret che ha voluto comprendere meglio le possibilità in campo confrontandosi con le reazioni degli altri paesi”. Lo studio, pubblicato in seguito sulla rivista scientifica British Journal of Ophthalmology, ha così fotografato la situazione e messo in risalto le soluzioni adottate. Nel complesso, le donazioni sono calate a marzo del 38%, ad aprile del 68% e a maggio del 41%, importante anche la discesa dei trapianti, negli stessi tre mesi calati del 28%, del 68% e del 56%. Sono stati invece 3.866 i pazienti non trattati nello stesso periodo.
Proprio in questo momento, un secondo studio impostato da prof. Thuret sta confrontando il proseguo dell’attività durante la seconda ondata pandemica, dal confronto internazionale emerge una prima evidenza: “Pur nelle differenze, tutti i paesi hanno concordato sul principio di precauzione e lavorato studiando ogni possibile controindicazione pericolosa per il trapianto di cornea - conclude Gary Jones – l’Associazione Europea delle Banche degli Occhi ha messo la propria competenza a disposizione delle autorità europee come l’European Centre for Disease Prevention and Control, l’ente per la sorveglianza delle malattie, e con i colleghi del Global Alliance of Eye Bank Associations (comprendente rappresentanti delle associazioni di banche degli occhi provenienti da Australia e Nuova Zelanda, Asia, Europa, India, Sud America e Stati Uniti) per stabilire e mantenere delle linee guida sulla sicurezza della selezione dei donatori in tempo di COVID-19”.
maggio 2021