ELISA E IL TOMOGRAFO CORNEALE CHE MAPPA I TESSUTI
Il lavoro di EYE BANKING raccontato da Elisa Favaro, Tecnico di Laboratorio: "Grazie alla tecnologia oggi conosco ogni cellula dei "miei" donatori, ma ci vuole grande concentrazione. Per questo tengo sempre a portata di mano le scarpe da corsa..."
“Non avrei mai pensato di fare questo lavoro, a dir la verità nemmeno di esserci portata. E invece ho scoperto che lavorare su un tessuto da cui dipende un trapianto, che va tagliato e isolato con unità di misura ben sotto il millimetro, è la cosa che più di tutto mi dà una grande soddisfazione”. Bisogna essere concentrati e tranquilli, spiega Elisa Favaro, per entrare nel laboratorio di Eye Banking di Fondazione Banca degli Occhi e prendere nelle proprie mani un tessuto corneale e farne un sottile strato di cellule, così tremendamente sottile che solo strumenti come il tomografo corneale possono poi analizzarlo e verificarne le esatte dimensioni e la precisa conformazione. Un’operazione che in Fondazione, nei primi 6 mesi del 2019, è avvenuta 460 volte per altrettanti tessuti trapiantati con la tecnica “DSAEK”. Sarà per quello che, alla fine di ogni giornata, Elisa toglie il camice da laboratorio e infila le scarpe da corsa, sempre pronte in spogliatoio, per correre una decina di chilometri nei dintorni del Padiglione Rama: “Amo la corsa, mi serve per scaricare la tensione, soprattutto alla fine di certe giornate dove restiamo seduti ore a lavorare su pochi decimi di millimetro”.
“AMO LA CORSA, MI SERVE PER SCARICARE LA TENSIONE, SOPRATTUTTO DOPO GIORNATE INTERE PASSATE A LAVORARE SU POCHI DECIMI DI MILLIMETRO”
Era il 2001 ed Elisa aveva 21 anni quando ha cominciato a fare il tecnico di laboratorio in Fondazione Banca degli Occhi. E da allora è cambiato tutto. “Oggi grazie agli strumenti in dotazione al nostro laboratorio siamo in grado di fornire al chirurgo oftalmologo un tessuto oculare perfetto – spiega Elisa - quando un tessuto arriva e viene destinato ai trapianti DSAEK, prima si fa l’esatta mappa corneale per comprendere nei dettagli la struttura di quella cornea e poi, dopo la lavorazione e il ritaglio dello strato predestinato al trapianto, il tessuto viene riesaminato con un OCT, un’ulteriore esame in grado di dire al chirurgo nei minimi dettagli come è stato eseguito il taglio e che caratteristiche ha il tessuto che sta per trapiantare. E’ un tipo di lavoro che quando sono arrivata in Fondazione era semplicemente inimmaginabile. Oggi fa parte della nostra quotidianità”.